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Una delle armonie profumate che amo di più è la Coloniale, una miscela di olii essenziali a base di lavanda, bergamotto e limone con cui preparo candele, sacchetti, tavolette e sinergie ambientali. Per la sua realizzazione ci siamo ispirati alla celeberrima “Acqua di Colonia”, uno dei profumi più famosi e più venduti al mondo. E’ una profumazione fresca e frizzante davvero speciale, che stimola i sensi e l'immaginazione. In omaggio al suo creatore vi voglio raccontare la storia di questo profumo, che ci fa tornare indietro nel tempo di quattro secoli.

La storia profuma di Acqua di Colonia


Alla fine del 1600 Gian Paolo Feminis di professione venditore ambulante, produce una bevanda, l’Aqua Mirabilis, che a suo dire guarisce tutti i mali. In cerca di fortuna si trasferisce dal suo paesino di origine in provincia di Novara a Colonia, in Germania.

eau de cologne 04La città di Colonia, altrimenti detta la “Roma del Nord”, era durante il Medioevo la metropoli più grande d’Europa e una città assai sporca. L’epidemia di peste finì solo nel 1667. Il divario fra ricchezza e povertà era piuttosto marcato. I rifiuti erano gettati dalle finestre nei viottoli angusti. Lo sterco di cavallo ricopriva le piazze. I cuoiai perpetravano il loro mestiere all’interno di tinozze aperte, rovesciando poi la broda maleodorante negli scoli a lato delle viuzze. Di tanto in tanto la piena del Reno diventava un indispensabile mezzo di pulizia del centro storico.

In questa città, nella quale viveva una grande comunità italiana, Gian Paolo Feminis fondò un negozio di “roba francese”, dove vendeva prodotti di lusso. Gli articoli erano: seta, merletti pregiati, fruste eleganti, guanti profumati, ma soprattutto spezie costose e fragranze. Nel negozio Gian Paolo Feminis cercò di vendere anche la sua bevanda, l’Aqua Mirabilis, che aveva iniziato a produrre in Italia e tanto apprezzata in Val Vigezzo, ma purtroppo in quelle contrade non aveva ottenuto il successo sperato. Chi ne beveva un sorso torceva la bocca per il disgusto e sputava il liquido. Preferiva tenersi il malanno piuttosto che guarirlo con quella ributtante medicina. La bevanda era, infatti, amarissima, adatta più ai rustici palati dei montanari che ai gusti raffinati degli abitanti di una città. Eppure lui assicurava che l’Aqua Mirabilis era portentosa per guarire le malattie. Se solo i raffinati concittadini avessero superato la nausea che la bevanda provocava, sarebbero divenuti tutti sani come pesci.

eau de cologne 04Ottenuto un certo agio economico con le attività del negozio, decise di invitare e dare lavoro e ospitalità ai suoi quattro nipoti rimasti in Italia, i fratelli Farina; i quattro non si fecero pregare, partirono e dopo un lungo viaggio giunsero a Colonia. Qui lo zio li impiegò nei mercati della regione e dopo un breve tirocinio per apprendere le parole base della nuova lingua, gli affari cominciarono ad andare ancora più a gonfie vele.

Poi lo zio era morto e i quattro fratelli si erano divisi l’eredità. Nella divisione ereditaria a Giovanni Maria erano toccate le carte dello zio e, tra le altre cose, la formula di quell’Aqua Mirabilis. Giovanni Maria rifletteva sull’insuccesso della bevanda e d’improvviso ebbe un’illuminazione. Decise di ingentilire il composto con erbe locali, smorzando quel sapore amaro che offendeva il gusto. Da buon montanaro, attraverso l’antico sapere tramandatogli dagli avi, conosceva bene il potere delle erbe e delle radici che servivano per decongestionare, rimarginare ferite, svuotare viscere, creare medicamenti per i malanni che colpivano i bambini, e si mise all’opera. Compose e ricompose la formula, introducendo nuovi elementi ed escludendo quelli che rendevano amaro il composto. Decise anche di non utilizzare più l’alcool derivato dalle patate poiché smorzava il gusto della rinnovata bevanda. Giovanni Maria usò spirito di vino che ravvivava il composto e dopo pochi mesi la nuova Aqua Mirabilis era pronta.

Il successo non si fece attendere. Gli abitanti di Colonia riscoprirono la bevanda che, dopo essere stata sorseggiata, lasciava un buon odore in bocca e attutiva i fetidi miasmi dovuti a cattive digestioni e a denti cariati. Subito ci fu chi assicurò che l’Aqua era veramente miracolosa e che dopo averne bevuta una bottiglia era guarito dal male di stomaco, qualcun altro dalla gotta, per non parlare dei mille disturbi femminili che scomparivano d’incanto dopo avere ingerito alcuni cucchiai della medicina.

Giovanni Maria Farina si ritrovò d’improvviso sommerso dalle richieste, tanto che per dare ufficialità al preparato e sgombrare il campo da fantasie sottopose il prodotto al giudizio dei sapienti dell’Università di Colonia che, dietro lauto compenso, sentenziarono: “Essa (l’Aqua Mirabilis) è un controveleno contro l’aria mefitica e la peste, guarisce dai battiti di cuore, impedisce malattie cutanee, risana dalle costipazioni del fegato, della milza e degli intestini, caccia le coliche, guarisce la cancrena, male di denti, scorbuto, calcoli biliari, renella, podagra etc”.

Che si trattasse di un rimedio contro la peste, non esiste documentazione medica attendibile, ma che fosse un controveleno per l’aria mefitica che aleggiava in ogni stanza delle misere o nobili case degli abitanti di Colonia, era sacrosanto. Bastava mettere al centro della camera una ciotola di Aqua perché si dileguassero gli odori stagnanti che impregnavano i muri e i mobili della casa. Odori che provenivano da corpi sudati, quasi mai lavati, da deiezioni umane e animali, che ristagnavano in vasi o sul pavimento, da verdure e carni imputridite, da sudiciume generazionale. eau de cologne 04Per quei tempi, in cui le malattie si guarivano, per modo di dire, aprendo vene e facendo salassi, l’Aqua Mirabilis di Jean Marie Farina (così si faceva chiamare per essere alla moda) fu il toccasana.

Le condizioni economiche del commerciante migliorarono tanto che, abbandonato il negozio, Farina aprì una piccola fabbrica in Piazza Jülichs. La fama del prodotto raggiunse tutte le province della Renania e oltre.

Era intanto iniziato il drammatico evento che avrebbe contribuito a divulgare la fama dell’Aqua Mirabilis oltre i confini nazionali: la guerra dei Sette Anni che, verso la fine degli anni 50 del 18° secolo, vide i francesi invadere la Renania. Nelle loro abituali razzie di casa in casa e nei palazzi delle città conquistate, i francesi avevano scoperto l’acqua profumata che leniva e disinfettava le ferite e iniziarono a farne largo uso chiamandola "Eau de Cologne". Di battaglia in battaglia la fama dell’Acqua di Colonia, persa la sua peculiarità di bevanda e acquisita quella di tonico per massaggi, frizioni rinfrescanti e di leggera e sobria esalazione profumata, raggiunse la Russia, l’Inghilterra, l’Italia e ben presto tutta l’Europa.

Nel 1810 però Napoleone Bonaparte, visto l’immensa diffusione del prodotto e la diffusa falsa credenza che si trattasse di una panacea, emanò un severo decreto imperiale in cui si proibiva di pubblicizzarla come farmaco, ma solo come profumo. Si trattava di un profumo nuovo e in contrapposizione con le pesanti essenze usate all'epoca, una fragranza fresca e penetrante basata dal connubio dell’odore dei fiori di lavanda della Provenza con quelli degli agrumi mediterranei, del limone, del bergamotto, dell’arancio dolce e amaro, unite a varie altre erbe aromatiche quali rosmarino, timo e melissa. eau de cologne 04Giovanni Maria Farina descrive il suo profumo con le seguenti parole: “Il mio profumo è come un mattino italiano di primavera dopo la pioggia: ricorda le arance, i limoni, i pompelmi, i bergamotti, i cedri, i fiori e le erbe aromatiche della mia terra. Mi rinfresca e stimola sensi e fantasia.”

Da allora l’Acqua di Colonia si diffuse velocemente nei salotti francesi e tedeschi, così come nelle corti europee e divenne l’odore ufficiale di cortigiani e sovrani per poi diventare il celeberrimo profumo che tutti noi conosciamo.

Giovanni Maria Farina ebbe la possibilità di godere appieno del successo della sua Eau de Cologne. Era il patriarca della sua comunità italiana a Colonia, fu onorato, rispettato e spesso consultato in qualità di giudice. Qualche tempo più tardi tornò al suo paese di origine, Santa Maria Maggiore. Era oramai ricco e famoso. Si spense nel 1766..

Riferimenti

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  2. Burr, Chandler (2004)The Emperor of Scent: A True Story of Perfume Random House Publishing. ISBN 978-0-375-75981-9
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  4. Edwards, Michael (1996) Perfume Legends Levallois: H.M. Editions
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  8. Kennett, Frances (1975) History of Perfume London: Harrap
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  12. Rossi Luigi (2009) 500 anni di emigrazione della Val Vigezzo: la famiglia Farina. Novara, Interlinea, ISBN 978-88-8212-679-7
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